Giustizia fascista
Giustizia fascista
dati tecnici
Dimensione: 504 X 500 cm
Datazione: 1939
Tecnica e materiali: scultura marmorea
collocazione
Piano III, ambulacro Corte d’appello civile.
L’altorilievo è posto in posizione centrale fra altri due altorilievi di artisti diversi delle stesse dimensioni, sulla parete centrale dell’ambulacro della Corte d’appello al terzo piano del Palazzo.
Descrizione e notizie storico-critiche
La Giustizia, Bellerofonte, Dedalo e Icaro, la Vittoria, la Bellezza, Pegaso, la Vanità e il Figliol prodigo. Attributi: (Giustizia) spada e bilancia posta sull’albero del bene e del male rappresentato dal serpente con la mela, (Bellerofonte) testa decapitata della Chimera, (Icaro) un’ala. Figure: vescovo, giurista, la folla, mendiacante, coppia di innamorati, gruppo della famiglia.
L’opera venne commissionata dall’architetto Piacentini per il nuovo Palazzo di Giustizia costruito nel 1932 e terminato nel 1940 assieme ad un altro centinaio. L’opera di Martini è posta al centro di un trittico sulla parete principale dell’ambulacro della Corte d’Appello al III piano del Palazzo. L’artista era solito modellare la creta e per la traduzione in pietra delle sue opere realizzò un calco in gesso che terminò nel 1937; questo venne poi smontato in blocchi inviati a Carrara dove degli scalpellini, sotto la direzione di Martini, tradussero l’opera in pietra. L’opera, assieme a quella di Romano Romanelli “La giustizia romana” e quella di Arturo Dazzi “La giustizia biblica”, venne assemblata e collocata all’interno del Palazzo tra il 1937 e il 1939. Prima ancora della sua collocazione all’interno del tribunale la Galleria del Milione realizzò una mostra con i bozzetti, gli scatti fotografici dei modelli in gesso. Due parti del modello in gesso sono in possesso degli eredi, mentre dall’opera sono state estratte due sculture estratte dal contesto: “La carità” e “Dedalo e Icaro”. Al di sotto del pannello fu poi posta un’iscrizione in marmo “GIUSTIZIA FASCISTA” visibile in una foto d’epoca ed oggi non più presente. L’opera vede la Giustizia con i suoi attributi (la bilancia e la spada) seduta al di sopra dell’albero del Bene e del Male rappresentato dal serpente con la mela. Attorno a lei i personaggi si suddividono in quattro quadranti. In alto a sinistra abbiamo il gruppo degli “Eroi”, all’interno del quale riconosciamo Bellerofonte recante la testa della Chimera, Dedalo e suo figlio Icaro con lo sguardo rivolto verso il cielo, alle loro spalle una Vittoria mentre trasporta il corpo di un caduto di guerra. Nel quadrante sottostante il gruppo degli “Intellettuali” un vescovo ed un giurista precedono una grande folla, ai loro piedi un mendicante si affida alla Carità. Nel quadrante in alto a destra il gruppo degli “Ambiziosi”, tra cui riconosciamo la Bellezza scoperta, Pegaso abbracciato dal poeta, ed una coppia di innamorati, ai piedi di Pegaso la Vanità rappresentata dalla volpe. Al di sotto di questo gruppo il Figliol Prodigo viene riabbracciato al suo ritorno a casa. Fa anch’esso parte del gruppo della “Famiglia” che vediamo rappresentata da un altro insieme di figure su una barca, nella quale riconosciamo una madre, un padre e tre figliuoli.