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Immagine Titolo Autore Codice Collocazione
Fontana Taiuti Silvano P0.CC.01 esterni
La giustizia Selva Attilio P0.CO esterni
Portale ingresso est, via Manara Melotti Fausto P0.IE esterni
Portale ingresso ovest, via Freguglia Melotti Fausto P0.IO esterni
Portale ingresso sud, via S. Barnaba Melotti Fausto P0.IS esterni
Coppia di angeli affrontati con bilancia Vigni Corrado P0.IS.07 esterni
Coppia di angeli con le tavole della legge Vigni Corrado P0.IS.08 esterni
Sole raggiato Soli Ivo P1.A0.01 piano rialzato
Giureconsulto I Autore ignoto P1.A0.02 piano rialzato
Giureconsulto II Autore ignoto P1.A0.03 piano rialzato
Giureconsulto III Autore ignoto P1.A0.04 piano rialzato
Giureconsulto IV Autore ignoto P1.A0.05 piano rialzato
Giureconsulto V Autore ignoto P1.A0.06 piano rialzato
Giureconsulto VI Autore ignoto P1.A0.07 piano rialzato
Giureconsulto VII Autore ignoto P1.A0.08 piano rialzato
Simboli della giustizia Innocenti Bruno P1.A1.01 piano rialzato
Simboli della giustizia Innocenti Bruno P1.A1.02 piano rialzato
Simboli della giustizia Griselli Italo P1.A1.03 piano rialzato
Simboli della giustizia Griselli Italo P1.A1.04 piano rialzato
Cesare Beccaria Grandi Giuseppe P1.A1.05 piano rialzato
La condanna di Caino Prini Giovanni P1.A1.06 piano rialzato
La Giustizia fiancheggiata dalla legge Sironi Mario P1.A1.07 piano rialzato
La Giustizia e il Potere Esecutivo Drei Ercole P1.A1.08 piano rialzato
La Giustizia tra il Potere Legislativo e il Potere Esecutivo Fontana Lucio P1.A1.09 piano rialzato
La Giustizia cui si sottomette in ginocchio la Colpa Maraini Antonio P1.A1.10 piano rialzato
Il bene che (non) uccide il male Marzù Giacomo P1.A1.11 piano rialzato
Teseo e il Minotauro Pini Carlo P1.A2.01 piano rialzato
Perseo e la Medusa Pini Carlo P1.A2.02 piano rialzato
Arciere Pini Carlo P1.A2.03 piano rialzato
La Giustizia con flagello e bilancia Pini Carlo P1.A2.04 piano rialzato
La Giustizia con colonna, albero e scala Pini Carlo P1.A2.05 piano rialzato
La Lega lombarda Lodi Leone P1.A2.06 piano rialzato
I Visconti e gli Sforza: Francesco Sforza a cavallo Lodi Leone P1.A2.07 piano rialzato
La fondazione dei fasci Lodi Leone P1.A2.08 piano rialzato
Le leggi fasciste Lodi Leone P1.A2.09 piano rialzato
Sant’Ambrogio tra San Gervasio e San Protasio Lodi Leone P1.A2.10 piano rialzato
Sant’Ambrogio che frusta i profani Saroldi Enrico P1.A2.11 piano rialzato
Il Praetor Urbanus, tra i due littori, nell’esercizio delle sue funzioni Bortolotti Timo P1.A2.12 piano rialzato
La caduta di Lucifero Bazzoni Alberto P1.A2.13 piano rialzato
Bruto giudice dei figli traditori della Patria Galizzi Nino P1.A2.14 piano rialzato
La Giustizia tra salamandra e colomba Autore ignoto P1.A2.15 piano rialzato
San Michele e il drago Biagini Alfredo P1.A2.16 piano rialzato
La condanna di Caino Marchini Vitalini P1.A2.17 piano rialzato
L’alba dell’innocente Fiume Salvatore P1.A2.18 piano rialzato
La giustizia terrena e il castigo divino Broggini Luigi P1.A2.19 piano rialzato
L’arcangelo Michele Pellini Eros P1.A2.20 piano rialzato
Il nuovo codice di procedura penale Eulisse Vincenzo P1.A3.01 piano rialzato
Trittico della Giustizia Tadini Emilio P1.A3.02 piano rialzato
La Giustizia e la Pace tra gli Stati Uniti d’Europa Fiume Laura e Salvatore P1.A3.03 piano rialzato
Titolo ignoto Autore ignoto P1.A3.04 piano rialzato
Giustizia romana Romanelli Romano P3.A1.01 piano primo
Giustizia fascista Martini Arturo P3.A1.02 piano primo
Giustizia biblica Dazzi Arturo P3.A1.03 piano primo
Zaleuco giudice di Locri Colacicchi Giovanni P3.A1.04 piano primo
Non uccidere Campigli Massimo P3.A1.05 piano primo
Marco Aurelio a cavallo Steffenini Ottavio P3.A1.06 piano primo
Cristo placa la tempesta Vagnetti Gianni P3.A1.07 piano primo
Giudizio universale Carrà Carlo P3.A1.08 piano primo
L’imperatore Traiano e la vedova implorante giustizia Ferrazzi Ferruccio P3.A1.09 piano primo
Dario libera Daniele dalla fossa dei leoni Ferrazzi Ferruccio P3.A1.10 piano primo
Giustiniano che amministra la giustizia Carrà Carlo P3.A1.11 piano primo
La Giustizia Santagata Giuseppe Antonio P3.A2.01 piano primo
Il Diritto romano: Giustiniano Santagata Giuseppe Antonio P3.A2.02 piano primo
Il diritto canonico Santagata Giuseppe Antonio P3.A2.03 piano primo
Il Diritto napoleonico: Napoleone (Codice napoleonico) Santagata Giuseppe Antonio P3.A2.04 piano primo
La Giustizia fascista Santagata Giuseppe Antonio P3.A2.05 piano primo
Attributi della Giustizia Severini Gino P3.A2.06 piano primo
Attributi della Giustizia Severini Gino P3.A2.07 piano primo
Attributi della Giustizia Severini Gino P3.A2.08 piano primo
Attributi della Giustizia Severini Gino P3.A2.09 piano primo
Attributi della Giustizia Severini Gino P3.A2.10 piano primo
Parabola dei talenti Rosso Giulio P3.A2.11 piano primo
Gesù Cristo risorto tra il legislatore e l’esecutore della legge Semeghini Pio P3.A2.12 piano primo
Adamo ed Eva dopo il peccato Tozzi Mario P3.A2.13 piano primo
Giustizia del Cielo e della Terra Conti Primo P3.A2.14 piano primo
La Giustizia Salietti Alberto P3.A2.15 piano primo
Mosè che provoca le fiamme del cielo sui simulacri pagani Funi Achille P3.A2.16 piano primo
Il giudizio di Salomone Cadorin Guido P3.A2.17 piano primo
Mosè con le tavole della legge Penagini Siro P3.A2.18 piano primo
La Giustizia romana Marussig Guido P3.A2.19 piano primo
I due ladri Carpanetti Arnaldo P3.A2.20 piano primo
La civiltà italiana libera la schiavitù abissina Bucci Anselmo P3.A3.01 piano primo
L’arcangelo Gabriele tra Adamo ed Eva Usellini Gianfilippo P3.A3.02 piano primo
La Giustizia protegge la famiglia Tolleri Giovanni M. P3.A3.03 piano primo
Arcangelo Michele con Adamo ed Eva Morelli Enzo P3.A3.04 piano primo

Risultati: 85 di 85

Il progetto di Piacentini

Il progetto di Piacentini

Nel 1931, dopo vari tentativi necessari a risolvere la necessità di creare una nuova sede per esercitare la giustizia a Milano, l’incarico di erigere l’opera venne affidato direttamente dal podestà a Marcello Piacentini, architetto di rilievo in quegli anni e vicino al regime. Sebbene negli anni precedenti fossero state considerate come adatte diverse zone della città, ad esempio l’area della Zecca e quella del Macello, la scelta definitiva ricadde sull’area liberata dalla caserma allora in dismissione situata in Corso di Porta Vittoria, vista la sua posizione centrale e la prossimità con l’ex Palazzo di Giustizia. Le demolizioni si estesero anche ad altre proprietà, a cui si aggiunse la modifica della viabilità per poter consentire l’insediamento di una enorme macchina produttiva. 

L’area destinata al nuovo Palazzo fu infatti di quasi 40’000 metri quadri, mole enorme soprattutto se valutata in rapporto alla sua collocazione baricentrica e alla densità del contesto. Per rispondere a tutte le esigenze prefigurate in maniera adeguata fu nominata una commissione composta da magistrati e avvocati, presieduta dal primo presidente della Corte d’Appello, con il compito di supportare l’architetto fornendo indicazioni pratiche sulle esigenze funzionali. 

Il risultato fu un grandioso edificio a pianta trapezoidale con otto cortili interni, un’alta torre destinata all’archivio notarile e l’accesso su tutti e quattro i fronti stradali; quasi un’isola autonoma posta nel tessuto urbano del centro di Milano.

 

La suddivisione interna degli spazi fu determinata da molteplici fattori: si trattava di un edificio pubblico che sarebbe stato frequentato da diverse categorie di utenti (avvocati, giudici, detenuti, forze dell’ordine, pubblico), e pertanto sarebbe stato necessario favorire alcuni incontri e scoraggiarne altri. L’edificio inoltre, pur riunendo le sedi di tutti i gradi allora sparse nella città, doveva preservare l’autonomia di ciascuno. 

La soluzione studiata da Piacentini fu quella di suddividere gli spazi come rappresentato nello schema seguente, mantenendone l’indipendenza funzionale anche attraverso accessi riservati, ma collegandoli internamente tramite lunghi corridoi che attraversano il palazzo in tutta la sua lunghezza e che intercettano i vasti atrii dai quali si accede alle aule di udienza. Lungo tutto il perimetro sono disposti i vari uffici che si affacciano sulle quattro strade limitrofe, mentre, per ragioni di sicurezza, le aule sono disposte in maniera da avere l’affaccio sui cortili interni e la vista protetta grazie ai vetri opachi.

Fonte: Architettura: rivista sindacato nazionale fascista. Gennaio-Febbraio 1942

La suddivisione pubblico/privato non è stata affidata unicamente al disegno in pianta, ma avviene anche nello sviluppo in verticale dei piani. Quelli liberamente accessibili al pubblico sono infatti soltanto tre: il piano terra con ingresso diretto da via Manara, via Freguglia e via San Barnaba, il piano rialzato a cui si accede da Corso di Porta Vittoria e destinato ai processi penali e il primo piano nobile destinato a quelli civili. Esistono però altri tre piani: il seminterrato destinato a locali tecnici, e altri due ammezzati in uso a chi lavora all’interno ed intervallati a quelli pubblici. 

Uffici e aule d’udienza non sono gli unici ambienti presenti, oltre alla torre degli archivi e la grande quantità di locali tecnici furono previsti altri servizi all’interno come la biblioteca, le sale di lettura, l’ufficio stampa e gli spazi per i corpi di guardia. 

Durante gli anni della costruzione alcuni criticarono la grandezza dell’edificio ritenendola eccessiva per i bisogni a cui doveva rispondere, l’obiettivo però era quello di realizzare un Palazzo capace di durare a lungo e per molte generazioni, che fosse in grado di rispondere anche ad esigenze future. In realtà non trascorse molto tempo prima che gli spazi risultassero sottodimensionati rispetto alle nuove esigenze. Per questa ragione negli anni Ottanta del secolo scorso vennero costruiti tre piani in più su buona parte della superficie, visibili soltanto dall’accesso di via San Barnaba.

Piacentini perseguiva con fermezza il raggiungimento dell’unità delle arti nei suoi progetti, la sua visione, condivisa da molti, vedeva l’architettura come la maggiore e sotto la cui guida tutte le arti avrebbe dovuto sottostare seguendo un unico grande disegno. Soprattutto in questo progetto, che egli stesso definì il suo capolavoro, ad esclusione delle strutture che vennero curate dal suo collaboratore Ernesto Rapisardi, ogni elemento dal più grande al più piccolo venne studiato nel dettaglio: la distribuzione degli spazi, le finiture ottenute dalle cromie di marmi tutti italiani, i tipi di serramenti a seconda dell’ambiente, l’arredo delle aule e degli uffici affidati agli artigiani persino la scelta delle lampade dell’azienda Fontana Arte che nasceva in quegli anni. La sua determinazione nel seguire il progetto in tutte le sue parti (e con grande abbondanza di mezzi) restituisce un’architettura che esprime un senso compiuto proprio nella sua totalità rappresentata in particolar modo dall’armonia dell’architettura stessa con le opere pittoriche e scultoree da lui commissionate ai maggiori artisti del tempo e senza le quali la sua forza espressiva non sarebbe quella che possiamo ammirare oggi.

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