L’area prima del Palazzo
L'area prima del Palazzo
Lo storico Palazzo di Giustizia, ex “Palazzo del Capitano” e situato in Piazza Cesare Beccaria, alla fine dell’Ottocento non era più in grado di rispondere alle necessità della città di Milano in grande sviluppo. Il crescente carico di lavoro veniva svolto in un edificio angusto e dalle condizioni inadeguate.
A lungo si cercò di tamponare il problema con soluzioni provvisorie come quella della costruzione di un piano superiore o quella di dislocare gli uffici in molteplici punti della città, fin quando nel 1925 si decise che era indispensabile la realizzazione di una nuova sede più consona alle necessità.
L’area scelta per l’edificazione del nuovo Palazzo, dopo altre lunghe valutazioni, fu trovata in Corso di Porta Vittoria, considerata adatta sia per la sua posizione in prossimità del centro della città che per la vicinanza al vecchio Palazzo di Giustizia. Gran parte del lotto costruito era occupato dalla caserma “Eugenio di Savoia” in procinto di trasferirsi a breve in altra parte della città.
Il nuovo edificio richiedeva grandi dimensioni, la volontà fu quella di riunire tutti gli uffici sparsi in differenti zone donando una sede unica per il capoluogo lombardo. Le grandi dimensioni furono ricercate anche per cercare di rispondere ad esigenze future: immaginando la continua crescita della città gli spazi della nuova sede avrebbero dovuto essere adeguati anche per le necessità delle successive generazioni. La demolizione della sola caserma lì edificata non sarebbe quindi stata sufficiente e vennero così sacrificate porzioni all’intorno, demolendo anche quattordici abitazioni private, e consentendo così di allargare le strade circostanti per donare un nuovo assetto adeguato ad un così importante edificio.
Trattandosi di un’area centrale, a poca distanza dal Duomo, si può immaginare quanto questa fosse densamente stratificata nel corso del tempo e la decisione di costruire lì un polo nodale per la Milano “del futuro” comportò la perdita di tutto ciò che nei secoli si era insediato.
ARTICOLO 28.11.1931 La caserma che scompare . pag 8 – CORRIERE DELLA SERA
La caserma stessa ne è un esempio, infatti la prima costruzione sorta sul lotto risale al 1579 e fu edificato per ospitare il convento di Santa Prassede, ingranditosi nel tempo, sottoposto a rimaneggiamenti e numerosi cambi di proprietà. Circa due secoli dopo, con la soppressione dell’ordine, il monastero venne venduto ad un altro ordine, quello di Santa Radegonda. La permanenza delle suore al suo interno durò molto poco, e dall’inizio dell’Ottocento, iniziò ad essere affittata e frammentata in diverse proprietà, in parte anche demaniale. La costruzione divenne deposito dell’ospedale civile ed affittato anche a svariati imprenditori che lì avviarono anche produzioni di tessili. Le attività produttive ospitate portarono inevitabilmente grandi trasformazioni, fino a quando, alla metà del XIX secolo mutò definitivamente in caserma (del monastero rimase soltanto il nome “Caserma Santa Prassede”) e alla fine del secolo, il Genio militare ne decise la totale demolizione e ricostruzione intitolandola al principe Eugenio di Savoia.
Il nuovo tribunale trasformò sostanzialmente il quartiere cosiddetto del “Verziere”, cancellando non solo “il convento-caserma” di Santa Prassede, ma sacrificando anche l’antistante monastero benedettino di San Pietro in Gessate, sede dello storico orfanotrofio maschile di cui oggi rimane soltanto la chiesa e uno dei quattro chiostri.